Il filosofo di campagna, libretto, Valletta, Capaci, 1763 (Il filosofo in villa)

 ATTO TERZO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
1135Misera, a che m'indusse
 un eccesso d'amor! Tremo, pavento,
 parlar mi sento al core
 giustamente sdegnato il genitore.
 RINALDO
 Datevi pace; alfine
1140siete con chi v'adora;
 siete mia sposa.
 EUGENIA
                                Ah! Non lo sono ancora.
 RINALDO
 Venite al tetto mio, colà potrassi
 compire al rito e con gli usati modi
 celebrare i sponsali.
 EUGENIA
1145Ove s'intese mai che onesta figlia
 a celebrare andasse
 dello sposo in balia nozze furtive?
 RINALDO
 Tutto farò per compiacervi o cara;
 eleggete l'albergo ove pensate
1150d'essere più sicura;
 l'onor vostro mi cale, io n'avrò cura.
 
 SCENA II
 
 LENA e detti
 
 LENA
 Questa, se non m'inganno, (A parte)
 di don Tritemio è la figliuola.
 EUGENIA
                                                        Dite,
 pastorella gentile, è albergo vostro
1155questo di dove uscite?
 LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Altri vi son?
 LENA
                          Per ora
 altri non v'è che io
 ed un uomo da ben qual è mio zio.
 RINALDO
 Siete voi maritata?
 LENA
1160Sono fanciulla ancora
 ma d'esserla son stanca.
 RINALDO
 (Sia malizia o innocenza, ell'è assai franca).
 EUGENIA
 Di grazia pregarvi
 vorrei, se non sdegnate.
 LENA
1165Dite pur, comandate.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
 Perché sola? Son io,
1170pastorella gentile, il di lei sposo.
 LENA
 Da vero? Compatite,
 ho ancor qualche sospetto;
 perché non la menate al vostro tetto?
 RINALDO
 Vi dirò...
 EUGENIA
                    Non ancora
1175son contratti i sponsali.
 (Correre una bugia lasciar non voglio).
 LENA
 (Me n'avvidi che v'era qualch'imbroglio).
 EUGENIA
 Deh! Per pietà vi prego.
 LENA
 (Mi fa pietà). Sentite,
1180v'offro l'albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto,
 in mia presenza e d'altro testimonio
 si faccia e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
 Sì sì, ve lo prometto,
1185andiam nel vostro tetto, se vi aggrada.
 LENA
 Precedetemi voi, questa è la strada.
 EUGENIA
 Andiam, Rinaldo amato,
 l'innocente desio secondi il fato.
 
    Che più bramar poss'io?
1190Che più dal ciel aspetto?
 Andrò co' mio diletto
 la pace ad incontrar. (Entra)
 
 RINALDO
 Ninfa gentile, al vostro amor son grato,
 in braccio al mio contento
1195per voi andrò. (Partendo)
 LENA
                              Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete,
 qualche cosa potrete
 fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a' desir miei?
 LENA
1200Son contadina, è vero,
 ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote,
 maritar mi vorrei con civiltà;
 da voi, che siete cavalier compito,
1205secondo il vostro genio spero marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fate presto.
 Se troppo in casa resto
 col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
1210   Ogni anno passa un anno,
 l'età non torna più;
 passar la gioventù
 io non vorrei così;
 ci penso notte e dì.
 
1215   Vorrei un giovinetto,
 civile e graziosetto,
 che non dicesse no,
 quand'io gli chiedo un sì. (Entra)
 
 RINALDO
 Di Nardo nell'albergo,
1220che fu già mio rival, mi porta il fato.
 Ma Nardo ho ritrovato
 meco condescendente e non pavento
 ed ho cor d'incontrar ogni cimento.
 
    Guerrier, che valoroso
1225nell'assalir si veda,
 quando ha in poter la preda
 perderla non saprà. (Entra)
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO solo
 
 DON TRITEMIO
 Figlia, figlia sgraziata,
 dove sei? Non ti trovo. Ah se Rinaldo
1230mi capita alle mani
 lo voglio sbranar come l'orso i cani.
 
 SCENA IV
 
 LENA, che esce di casa, e detto
 
 LENA
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
 Fin là dentro ho sentito
1235che siete malamente inviperito.
 DON TRITEMIO
 Ah! Sono assassinato,
 m'han la figlia involato;
 non la trovo. Non so dov'ella sia.
 LENA
 E non v'è altro?
 DON TRITEMIO
                                Una minchioneria.
 LENA
1240Eugenia vostra figlia
 è in sicuro, signor, ve lo prometto,
 è collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
 Là dentro?
 LENA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Con lo sposo?
 LENA
                            Con lui.
 DON TRITEMIO
                                             Ma Nardo adunque?
 LENA
1245Nardo mio zio l'ha a caro,
 per ordin suo vo a prender il notaro.
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì ch'è bella!
 Nardo, a cui l'ho promessa,
 me l'ha fatta involar, per qual ragione?
1250Sì sì, l'ha fatta da politicone.
 
 SCENA V
 
 NARDO e detto
 
 NARDO
 (Io crepo dalle risa).
 DON TRITEMIO
 (Eccolo qui l'amico).
 NARDO
                                        (Ecco il buon padre!)
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene, al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
1255Il rapirla mi pare un'insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pacienza.
 DON TRITEMIO
 E lei quella sfacciata
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l'ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
1260Basta, chi ha fatto il male
 farà la penitenza.
 Dote non ne darò, certo certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo.
 Stimo quei genitori,
1265che profittan dai figli negli errori.
 DON TRITEMIO
 L'ho trovata alla fin e ciò mi basta.
 Dopo il fatto si loda,
 chi l'ha avuta l'ha avuta e se la goda.
 
    Da me non speri
1270nemmeno un soldo,
 se il manigoldo
 vedessi lì.
 
    Se se n'è andata,
 lei s'è sposata,
1275da me non venga,
 non verrò qui.
 
    Chi ha avuto ha avuto,
 chi ha fatto ha fatto,
 non son sì matto,
1280non vuo' gettare
 né vuo' dotare
 la figlia ardita
 che se n'è gita
 da me così. (Via)
 
 NARDO
1285A Rinaldo per ora
 basterà la consorte;
 poi dopo la sua morte il padre avaro
 a suo dispetto lascierà il danaro.
 
 SCENA VI
 
 LENA, CAPOCCHIA e detto
 
 LENA
 Venite a stipulare
1290delle nozze il contratto.
 CAPOCCHIA
 Eccolo qui, l'avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l'opera terminate,
 l'ordine seguitate
1295dei due sponsali in un contratto espressi,
 colle stesse notizie e i nomi stessi.
 CAPOCCHIA
 Sì signor, si farà
 ma poi chi pagherà?
 NARDO
                                        Bella domanda!
 Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LENA
1300Sentite, se si fa
 la scrittura in casa mia,
 voglio la sensaria.
 CAPOCCHIA
                                   Come?
 LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò,
 come spero di farlo prestamente,
1305la scrittura m'avete a far per niente.
 CAPOCCHIA
 Vostra nipote è avara, come voi.
 NARDO
 Credetemi, lo fa senza malizia.
 Delle donne è un costume l'avarizia.
 CAPOCCHIA
 Son lente nello spendere,
1310egli è vero, ma son leste nel prendere.
 
    Voi che filosofo
 chiamato siete,
 dirmi saprete
 come si dia
1315di simpatia
 forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l'acciaro,
 tira l'avaro
1320l'oro ancor più. (Entra)
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
 talor filosofando a discrezione
1325trovo di molte cose la ragione;
 e vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno la fonte lor nel nostro core.
 
 SCENA VII
 
 LESBINA e detto
 
 LESBINA
 Ma cappari si vede,
1330affé, che mi volete poco bene;
 nel giardino v'aspetto e non si viene?
 NARDO
 Un affar di premura
 m'ha trattenuto un poco;
 concludiam, se volete, in questo loco.
 LESBINA
1335Il notaro dov'è?
 NARDO
                                Là dentro ei scrive
 il solito contratto.
 Due matrimoni si faranno a un tratto.
 Porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
1340invochiamo Cupido in testimonio.
 
 Duetto
 
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
 deh testimoni siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
1345   Alberi, piante e fiori,
 i vostri ascosi ardori
 insegnino a due sposi
 il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l'augel risponda:
1350«Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l'onda:
 «Ama la sposa ancor».
 
 LESBINA
 
    La rondinella
 graziosa e bella
1355il suo compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L'olmo e la vite,
 due piante unite
 a' sposi insegnino
1360la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
 Tu sei la vite bella,
 io l'olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
1365   Rondone fido,
 nel caro nido
 vieni, t'aspetto. (S’abbracciano)
 
 NARDO
 
 Prendimi stretto,
 vite amorosa,
1370diletta sposa.
 
 LESBINA
 
    Soave amore,
 felice ardore,
 alma del mondo,
 vita del cor.
 
1375   Io son la rondinella.
 
 NARDO
 
 Ed il rondone io sono.
 
 LESBINA
 
 No non si trova,
 più bella pace,
 più caro ardor.
 
 SCENA VIII
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
1380Diammane, ch'ho sentito?
 Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia;
 che la filosofia
 colle ragioni sue
1385accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so...
 All'uscio io picchierò, verranno fuori,
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA IX
 
 LENA in finestra e detto
 
 LENA
 Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
1390cosa si fa là dentro?
 LENA
 Finito è l'istromento.
 Si fan due matrimoni;
 fra gli altri testimoni,
 che sono cinque o sei,
1395se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto, mi vien caldo.
 LENA
 E l'altra, padron mio,
1400è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Ohimè! No, non lo credo.
 LENA
 Eccoli tutti quattro.
 TRITEMIO
                                      Ahi cosa vedo!
 
 CORO
 
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdona.
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà.
 
 LESBINA
 
1405   Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Questa è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi, scellerati,
 vi siete accomodati.
 Senza la figlia resto,
1410senza la sposa resto;
 che bella carità!
 
 LENA
 
    Quando di star vi preme (A Tritemio)
 con una sposa assieme,
 ecco, per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
1415   Per far dispetto a lei, (Per Eugenia)
 per disperar costei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
 sia per dispetto,
1420amore al core
 piacer dovrà.
 
 
 Fine